Alessandro Stradella - In tribulationibus, in angustiis (SSATB+strings)

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​Alessandro Stradella (Nepi, 3 aprile 1639 – Genova, 25 febbraio 1682) è stato un compositore e cantante italiano di epoca barocca, originario di Fivizzano in Lunigiana. 
L'episodio senza dubbio più noto della sua vita è quello che portò alla sua tragica morte. Nel 1677 Stradella si recò a Venezia, dove un nobile lo ingaggiò quale insegnante di musica per la sua amante. Ben presto Stradella si infatuò della donna e, quando la loro relazione fu scoperta, dovette fuggire, riuscendo a salvarsi dai sicari ingaggiati dal nobile per ucciderlo. Stradella si recò quindi a Genova, dove scrisse opere e cantate, e dove venne pugnalato da un sicario del nobile in Piazza Banchi.
L'opera di Stradella ebbe una grande influenza sui compositori dell'epoca, sebbene la sua fama sia stata eclissata nel secolo successivo da Arcangelo Corelli, Antonio Vivaldi e altri.
Probabilmente il suo più grande merito è stata l'invenzione del concerto grosso: sebbene Corelli nella sua Op. 6 sia stato il primo a usare questa denominazione, Stradella chiaramente usava da prima questa forma in una delle sue Sonate di viole. Poiché i due si conoscevano, è probabile vi sia stata un'influenza diretta.
Qui si propone un inedito mottetto a 5 (SSATB) con accompagnamento di basso continuo e due violini che si conserva presso la Biblioteca Estense di Modena. La struttura varia dal duetto (SS) al terzetto (ATB) al quintetto, con brevi ritornelli strumentali a conclusione di alcune parti.
Non si conosce l'autore del testo che, a differenza della maggiorparte delle opere sacre dell'epoca, non è un salmo; vero è che alcuni termini usati ricorrono in documenti tardo-medievali, come la definizione di "Maria, mons justitiae", ripresa anche da Gabriele D'Annunzio nel 1908 nella sua tragedia "La Nave" e portata sul grande schermo dal figlio Gabriellino nel 1920.

Ecco il testo completo: 
(Duetto)
- In tribulationibus, in angustiis cordis mei levavi oculos meos in montem unde venit auxilium, unde venit auxilium mihi. 
-  Mons iste, mons iste qualis est, dicite mihi, qualis est ut in opportunitatibus meis peta auxilium mihi.
- Mons iste inter omnes sublimior, inter omnes excelsior, omnes excedens altitudinem montes. 
- Narra mihi, qualis est iste mons cujus altitudo omnes trascendit montes. 
- Mons iste in vertice montium Maria est quia altitudo Mariae supra omnes Sanctos, supra omnes Sanctos refulgit. 
Ad montem venite, accurrite gentes; non fructus doloris, sed cibos dulcoris gustabitis vitae.
(Terzetto)
Ad floridum montem, ò filiae Sion, ad gratos lepores, ad Thuris odores, ad balsami fontem. 
(Duetto)
Hic spirant leniter et flant suaviter aurae dulces, aurae molles, aurae laetae, zeffiri; ubique mel, ubique flos, ubique fluit caelestis vos.
(Terzetto)
O mons deliciarum pro nobis ipsum deprecare nostra salus, 
nostra spes si charitatis mons, Maria, tu es.
(Duetto)
O, gratum montem, ò Caeli fontem, non spinae dolentes, 
sed rosae rubentes tuam regalem coronant frontem. 
(Quintetto)
Eamus, eamus e gentes, curramus gementes. 
In valle doloris si opem petamus, montem istum ascendamus.

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